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LA PROVINCIA 5 FEBBRAIO 2022

Sistemate la strada per salvare Erna

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LECCO TODAY 23 GENNAIO 2025

Associazioni fortemente critiche sul progeto agrosilvopastorale Val Boazzo-Piani d'Erna
https://www.leccotoday.it/attualita/agrosilvopastorale-val-boazzo-piani-d-erna.html

"Una nuova strada per raggiungere i Piani d'Erna? Ecco perché preoccupa"

Le associazioni Cros Varenna, Wwf Lecco e Lipu Lecco chiedono alle autorità di considerare le implicazioni del progetto: "Non si metta a rischio l'integrità del territorio"

Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Le sottoscrite associazioni, condividendo le perplessità già esposte da Legambiente in un recente intervento pubblico, esprimono forte preoccupazione relative alla costruzione della pista agro-silvo-pastorale che collegherebbe la strada di Morterone ai Piani d'Erna passando per la Val Boazzo.

La Val Boazzo è una forra piuttosto profonda e che separa il Monte Due Mani dal complesso Pizzo d'Erna-Resegone. Proprio a causa della sua morfologia complessa, caratterizzata da versanti scoscesi e rocciosi, l'area è da sempre poco frequentata dall'uomo. È proprio il disturbo limitato, unitamente alla grande varietà di ambienti che caratterizzano la zona - fitti boschi, pascoli, falesie - a rendere l'area così importante per la fauna e la flora locali, che qui trovano un rifugio sicuro nell'arco di tutto l'anno.

"Specie di animali e piante rare"

La Val Boazzo e le zone circostanti ospitano infatti numerose specie di animali e piante di notevole interesse e altrove piutosto rare, come l'aquila reale, che nidifica sulle irte pareti della valle ed è indicativa della salute dell'ecosistema circostante. Non mancano innumerevoli altre specie di uccelli, nonché mammiferi come caprioli e camosci.

I lavori di costruzione di una strada e il successivo utilizzo della stessa comporterebbero un notevole aumento del disturbo per la fauna e una riduzione e frammentazione degli habitat, principalmente a causa dei tagli nel bosco. Inoltre, la morfologia del terreno, caratterizzato da pendii ripidi e terreni instabili e rocciosi, potrebbe comportare sfide tecniche che amplificherebbero i danni agli habitat e alla biodiversità. Ad esempio, il ricorso a opere in calcestruzzo.

"Non è l'unica via per raggiungere Erna"

Se la costruzione di una nuova strada fosse l'unica soluzione per raggiungere i Piani d'Erna, dando nuova spinta all'economia di montagna, il rischio di compromettere il delicato equilibrio dell'area e di recare un danno a specie sensibili e protette potrebbe essere in qualche modo accettato. Tuttavia, come riportato anche da fonti online, facilmente reperibili: "I Piani d'Erna sono facilmente raggiungibili tramite una comoda funivia da Lecco, e sono un luogo perfetto per la classica gita fuori porta da fare in ogni stagione, dall'estate per sfuggire al caldo all'inverno per godere della neve a bassa quota".

Riteniamo quindi che le risorse destinate a questa nuova strada potrebbero essere meglio impiegate in altri progetti, magari che favoriscano una fruizione più lenta, sostenibile e consapevole del delicato ambiente naturale. La manutenzione delle opere e dei sentieri già esistenti - e a volte abbandonati a loro stessi - potrebbe essere un primo passo in questa direzione.

Invitiamo pertanto le autorità competenti a considerare attentamente le implicazioni di questo progetto e a prevenire qualsiasi opera che possa mettere a rischio l'integrità del territorio in questione, che allo stato attuale offre ai tantissimi appassionati che lo frequentano bellezze paesaggistiche e naturali impagabili.

Cros Varenna
Wwf Lecco
Lipu Lecco

IL GIORNO 24 GENNAIO 2025

BALLABIO NEWS 6 FEBBRAIO 2025

BALLABIO NEWS 6 febbraio 2025

https://www.ballabionews.com/2025/02/06/in-consiglio-scontro-sulle-interrogazioni-ballabio-resinelli-emerge-piano-da-650-000-e/

IN CONSIGLIO “SCONTRO” SULLE INTERROGAZIONI. BALLABIO-RESINELLI, EMERGE PIANO DA 650.000 €

BALLABIO – Consiglio comunale mercoledì sera a Ballabio, caratterizzato dalle 4 interrogazioni dell’opposizione. Tutti presenti, si parte con una garbata contestazione di BF che segnala di avere ricevuto la documentazione solo il giorno prima e non con le quarantotto ore previste dallo statuto. Il segretario Chicca si scusa e si impegna a sollecitare gli uffici competenti. Nelle comunicazioni il sindaco segnala il nuovo eco-compattatore che verrà posizionato all’esterno del parco Grignetta, poi annuncia per sabato prossimo “Fiumi sicuri” con cinque gruppi di Protezione civile e 60 volontari al lavoro sui corsi d’acqua del paese.

E si arriva alla prima interrogazione, dedicata al previsto studio sulle criticità del canalone ‘Porta’.

Bussola parla delle problematiche in quella zona dei Piani Resinelli; elenca incidenti e smottamenti nella storia. “Negli ultimi 5 anni sono stati molteplici gli episodi di caduta di materiale roccioso dalle pendici della Grigna”. Affidata allo Studio Protea Srl di Dervio l’analisi di ulteriori interventi a difesa del Canalone. “Non ci sono comunque elementi di urgenza”.

La seconda interrogazione è sullo studio per la regimentazione acque meteoriche a Roncaiolo (ma poi si allarga ad argomenti più ampi). La minoranza denuncia che “Mancano stanziamenti in merito”.

Risponde il sindaco: : “A seguito della caduta di un masso da un metro cubo nel 2018, in prossimità di abitazioni ai Resinelli in località “Corni del Nibbio” il Comune ha fatto istanza in Regione per una messa in sicurezza ma anche per far progettare e pianificare un intervento di regimazione delle acque dei primi tornanti della Ballabio-Resinelli, ma fondi furono interamente utilizzati per risolvere il problema primario”. Doniselli precisa: “Noi parliamo di un aspetto specifico, tra secondo e terzo tornante. Importante il tema la sicurezza, aspetto che manca nel piano triennale delle opere del Comune”.

Nell’affrontare la questione, emerge un progetto “collaterale”, di grande peso, annunciato da Bussola: “La strada Ballabio-Resinelli sarà oggetto di una importante opera negli Interventi regionali in favore della popolazione dei territori montani. Il bando Valli Prealpine 2024-2026 prevede un intervento di qualificazione e messa in sicurezza della strada comunale per i Resinelli, per l’integrazione e il potenziamento dei percorsi escursionistici e itinerari turistici dei Piani dei Resinelli, mediante:
1. la realizzazione di nuovi tratti di barriere stradali;
2. la messa in sicurezza delle pareti rocciose in fregio alla strada;
3. il rifacimento del manto stradale e della segnaletica.
L’importo complessivo dei lavori di cui sopra ammonta a 650.000 € e si ipotizza che la Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino, capofila, possa iniziare i lavori entro l’anno 2025″.

LA PROVINCIA 8 FEBBRAIO 2025

LECCO TODAY 9 FEBBRAIO 2025

Piani d'Erna: “Strada necessaria o danno ambientale?”
https://www.leccotoday.it/attualita/piani-derna-strada-dubbi-storia.html

Una strada per i Piani d'Erna: “È veramente indispensabile?”

La lettera di Franco Monti aiuta a ricordare la storia della località

I Piani d'Erna BONACINA/LECCOTODAY

Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Spettabile redazione,
Seguo con preoccupazione la ventilata realizzazione di una strada agro-silvo-pastorale che conduce ai Piani di Erna, opera che mette a quanto pare d'accordo parti politiche di solito poco in sintonia.  Mi chiedo se tale opera sia veramente indispensabile, in quanto i soccorsi, sia sanitari che antincendio arrivano ormai dal cielo. Oltre a ciò, reduce da diverse escursioni dalla Val Boazzo, ho notato che già esiste una carrareccia transitabile che giunge alle Baite Ospitale e si raccorda con la strada che porta alla funivia. I fautori diranno che la strada rimarrebbe chiusa, limitata ai mezzi autorizzati, ma spesso osserviamo che le autorizzazioni si moltiplicano, viene il momento che si sente il bisogno di cementare qualche tratto, poi magari un guardrail, poi l'asfaltatura, poi un bel parcheggio per la "valorizzazione turistica".

All'ingresso del Vecchio Borgo di Erna (Rifugio Marchett) si incontra un cartellone che illustra la storia di Erna, e recita: “La scelta di unire Erna a Lecco con una funivia anziché con una strada ha permesso di preservare quasi intatto l'ambiente di Erna: l'apertura di una strada avrebbe sicuramente causato conseguenze gravi per l'equilibrio naturale della zona”.

Altre Amministrazioni, altre sensibilità.

Franco Monti

© Riproduzione riservata

LECCO NOTIZIE 9 FEBBRAIO 2025

LECCO NOTIZIE 9 FEBBRAIO 2025

https://lecconotizie.com/societa/lecco-societa/erna-dal-2024-i-lavori-alla-funivia-primo-passo-verso-un-nuovo-futuro/

Erna. Dal 2024 i lavori alla funivia, primo passo verso un nuovo futuro

    

Un’opportunità per fare dei Piani d’Erna un laboratorio che guarda all’outdoor e a un turismo sostenibile”

Negli intenti dell’amministrazione anche la riqualificazione della strada della Val Boazzo per favorire il cicloescursionismo.

LECCO – Nelle scorse settimane la Giunta ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per il primo lotto dei lavori di riqualificazione delle stazioni a monte e a valle della funivia dei Piani d’Erna. Quello che potrebbe apparire semplicemente come una manutenzione e un ammodernamento degli spazi, sarà in realtà il primo vero step verso lo sviluppo della piattaforma Erna.

Il discorso è più ampio, la progettualità del Comune va al di là dei lavori già approvati, sarà piuttosto un’opportunità per fare dei Piani d’Erna un vero e proprio laboratorio che guarda al mondo dell’outdoor e a un turismo sostenibile. Tre i piani su cui sta lavorando l’amministrazione di Lecco: gli interventi già approvati per la riqualificazione della funivia (1.130.000 euro, finanziati con risorse di Regione Lombardia); la strada agrosilvopastorale della Val Boazzo e lo sviluppo della piattaforma Erna anche attraverso il progetto Interreg – Alpine Space “BeyondSnow” di Legambiente.

La stazione a monte

Riqualificazione delle stazioni della funivia

“Per ciò che concerne i lavori del primo lotto, contiamo entro giugno di arrivare all’approvazione del progetto definitivo dello studio Ardea di Arturo Montanelli, a cui seguiranno gli altri passi per l’affidamento dei lavori entro fine anno. Lavori che verranno effettuati dal 2024 cercando di non impattare sulla funzionalità della funivia – spiega l’assessore all’attrattività territoriale Giovanni Cattaneo -. Questa fase, che sto seguendo assieme all’assessore alla Mobilità Renata Zuffi, sarà volta a migliorare le condizioni di accoglienza e fruizione per gli utenti del Trasporto Pubblico Locale, prestando attenzione alle possibilità di efficientamento energetico e funzionale delle due stazioni, rispetto alla permanenza di persone in caso di condizioni avverse, con particolare riferimento allo stabile in quota”.

 Piazzale funivia Piani d’Erna

Le due stazioni saranno riqualificate migliorando gli ambienti: “In particolare, a valle, saranno rifatti i bagni, mentre la biglietteria sarà più funzionale e curata. Sarà creata anche una tettoia più grande per una miglior accoglienza anche all’esterno. Accanto all’idea di uno spazio più funzionale per gli utenti del Trasporto Pubblico Locale, stiamo pensando a una fase 2 nel medio-lungo periodo dove questo spazio possa acquisire anche una funzione più evoluta di infopoint o noleggio attrezzature, con un occhio particolare al ciclo-escursionismo”.

Giovanni Cattaneo

“Nella stazione a monte, invece, saranno sistemati i bagni e sarà ripristinato lo spazio di ristoro con la predisposizione degli impianti per un’eventuale realizzazione (non ancora finanziata) di un ristorante – continua Cattaneo -. Nell’ambito dei lavori già finanziati, al primo piano della struttura, dove oggi ci sono tre piccoli appartamenti creati all’epoca per gli operatori della funivia, verrà realizzato un salone polifunzionale che potrà ospitare eventi, conferenze, associazioni, scuole; mentre uno dei piccoli appartamenti sarà mantenuto. Il progetto prevede anche predisposizioni elettriche verso l’esterno a servizio delle attività all’aperto. I lavori saranno realizzati nel biennio 2024/2025, inutile dire che saranno eseguiti con criteri di efficientamento energetico e sostenibilità”.

Funivia dei Piani d’Erna, sullo sfondo Lecco

La strada della Val Boazzo

Insieme alla riqualificazione della funivia sarà importante portare avanti anche la sistemazione della strada agrosilvopastorale della Val Boazzo per renderla percorribile esclusivamente ai mezzi di soccorso: “Abbiamo già avanzato una richiesta a Regione Lombardia per aggiornare una progettazione preesistente che risale a oltre una decina di anni fa – dice Cattaneo -. L’idea è di renderla accessibile esclusivamente ai mezzi di soccorso ma, in una visione più ampia, sarà un tassello fondamentale per creare un anello per le mountain bike che possa collegarsi, verso la forcella di Olino, anche al progetto della Transorobica, il collegamento cicloturistico (che coinvolge Regione, Provincia e Comunità montana Valsassina) lungo la dorsale orobica che dal Monte Legnoncino prosegue verso Monte Legnone, Pizzo dei Tre Signori, Piani di Bobbio, Piani di Artavaggio e Monte Resegone. La strada sarebbe un punto di svolta importante“.

Benvenuti ai Piani d’Erna

Outdoor: Erna, un’offerta caratterizzante

La piattaforma Erna è uno dei tre pilastri fondamentali (assieme a lungolago e Piccola) dell’amministrazione targata Gattinoni: “Sicuramente è un bel laboratorio: Erna è il cuore pulsante della vocazione outdoor della nostra città – ha detto Cattaneo -. Sono già stati smantellati gli impianti da sci e nessuno immagina di puntare sulla neve, però non è ancora definita una nuova vocazione, perciò abbiamo aderito al progetto Interreg – Alpine Space “BeyondSnow” di Legambiente. Sappiamo che non sarà un percorso semplice, ma vogliamo creare un’occasione per sederci al tavolo e ragionare con tutti i soggetti del territorio e i privati che vogliono investire nel turismo e nel nostro territorio. Accanto a ferrate, arrampicata ed escursionismo, anche la bicicletta potrebbe rivestire un ruolo importante. Altro aspetto, nel quadro del cambiamento climatico, una stagionalità delle attività outdoor che si sta allungando tantissimo. Abbiamo avuto già avuto modo di parlare con alcuni residenti e rifugisti e il tema è molto sentito”.

 La funivia dei Piani d’Erna illuminata

Un ultimo aggiornamento sulla questione funivia e corse notturne: “Siamo ancora in attesa di una risposta dal Ministero – ha concluso Cattaneo -. Ci spiace perché abbiamo effettuato tutti i lavori ma non possiamo comunque utilizzare la funivia dopo il tramonto senza l’autorizzazione del Ministero”.

LECCO NOTIZIE 13 FEBBRAIO 2025

LE PERPLESSITà DEL CAI LECCO SUL PROGETTO DELLA STRADA PER ERNA.

Una delegazione del Cai ha incontrato nei giorni scorsi il sindaco Gattinoni e l’assessore Cattaneo

“Accettiamo l’idea della strada con delle riserve: una strada non per tutti”

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa a firma della presidente del Cai Lecco Adriana Baruffini in merito ad alcune riflessioni sul progetto della strada agro-silvo-pastorale Val Boazzo – Piani d’Erna.

“Dopo gli annunci comparsi sulla stampa online fra dicembre 2024 e gennaio 2025 riguardanti la nuova strada di collegamento agro-silvo-pastorale fra i Piani d’Erna e la provinciale 63 attraverso la val Boazzo, il CAI Lecco ha chiesto al Sindaco della città un incontro di chiarimento sui contenuti del progetto. A monte i rapporti fra CAI Lecco e Comune sul tema dei sentieri e, nello specifico, la partecipazione di entrambi al progetto interreg “Beyond snow” (gestito da Legambiente e CIPRA) nel quale i Piani d’Erna assurgono a modello per uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista ambientale ed economico, di luoghi in passato interessati dallo sci su pista.

L’incontro si è svolto il 23 gennaio, alla presenza del sindaco, dell’assessore Giovanni Cattaneo e di una delegazione del CAI Lecco. Di seguito le posizioni sostenute dalla nostra sezione.

Condividiamo la sistemazione del tracciato con le seguenti finalità:

  • operazioni di soccorso in condizioni che non consentono l’utilizzo della funivia e dell’elicottero (situazioni meteorologiche avverse, in particolare vento forte);
  • emergenza “incendi”. La strada non può essere oggettivamente considerata una pista tagliafuoco ma potrebbe favorire lo spegnimento di incendi anche in località limitrofe;
  • situazioni di emergenza in momenti di non funzionamento della funivia per guasti o revisioni;
  • accesso di mezzi e materiali per sostenere le pratiche di pascolo, allevamento e trasformazione dei prodotti caseari, allo scopo di facilitare il ritorno di attività agricole e pastorali e contenere l’avanzata del bosco;
  • accesso di mezzi e materiali per qualche ristrutturazione di immobili già esistenti allo scopo di aumentare la ricettività dei Piani d’Erna nell’ottica di un turismo rispettoso della natura e dell’ambiente, rivolto a famiglie ma anche a scuole, comunità e gruppi, distribuito su tutto l’anno. Potrebbe così essere superata la frequentazione di massa dei turisti della domenica che nei soli mesi estivi prendono d’assalto le uniche due strutture ricettive attualmente esistenti.

Non condividiamo:

  • che la strada e quindi l’accessibilità carrabile sia considerata un diritto di chi ha proprietà quali immobili o terreni in quota. L’idea del quartiere residenziale progettato nel 1962, abitabile dai lecchesi tutto l’anno e accessibile unicamente tramite funivia (per il quale la società SPER aveva a suo tempo acquisito e lottizzato terreni), non si è infatti realizzata, e i Piani d’Erna sono diventati quasi subito un luogo di seconde case. Alcuni articoli online sembrano suggerire che la strada toglierebbe da un lungo isolamento i 15 residenti, ma occorre chiarire che gran parte sono “residenti sulla carta”, quelli reali sono meno della metà e di questi solo 2 abitano costantemente la località.

Dubbi e timori

  • Il tracciato della strada è esposto totalmente a nord, e prevedibilmente nel periodo invernale la strada stessa potrebbe di fatto non essere percorribile a causa del ghiaccio;
  • Temiamo un aumento esponenziale dell’afflusso di moto, difficilmente controllabile per ovvie ragioni;
  • Ci preoccupa il noto meccanismo delle deroghe che potrebbero finire per rendere percorribile da molti utenti una strada che auspichiamo nasca come aperta solo a pochi e per documentate necessità ed emergenze;
  • Non vorremmo che la nuova strada servisse da grimaldello per aprire analoghi percorsi o similari collegamenti ciclabili (nati anche dall’allargamento di sentieri esistenti) in altre zone non “infrastrutturate” del nostro territorio (Forcella di Olino, Passo del Giuff, Passo del Fo… l’elenco potrebbe essere molto lungo).

Conclusioni

  • Accettiamo l’idea della strada con tutte le riserve evidenziate, in sintesi una strada non per tutti;
  • Ricordiamo che Erna è soprattutto un pascolo da preservare contro l’avanzata del bosco. Il suo fascino sta anche nell’assenza di auto, nel carattere di sobrietà unita a una certa “scomodità” ormai difficile da trovare nelle località di montagna;
  • Sosteniamo nel contempo il potenziamento con tutte le modalità possibili del trasporto a fune prevedendo agevolazioni ad hoc per residenti e proprietari sia per la funivia che per il trasporto merci tramite la teleferica.
LA PROVINCIA UNICA

Piani d’Erna: i progetti per il futuro del balcone di Lecco

Lecco

La funivia Malnago – piani d’Erna continuerà ad essere gestita da Imprese turistiche barziesi. La società consortile formata al 75% da Azienda trasporti milanesi e al 25% da Itb si è aggiudicata il bando indetto dall’agenzia del Tpl di Lecco – Como – Varese per la gestione degli impianti di trasporto a fune presenti nelle tre province.

L’accordo tra le due realtà prevede che Itb mantenga la gestione, oltre che della funivia di Erna, anche degli impianti di Margno – pian delle Betulle e Moggio – piani di Artavaggio. «È con grande entusiasmo che accogliamo questa notizia. Siamo davanti al vero punto di partenza per il rilancio del ‘Terrazzo di Lecco’ che da tempo attendevamo e che, finalmente, sta prendendo forma. Vogliamo che Erna diventi il terrazzo di tutti i lombardi» commenta Giacomo Zamperini, consigliere regionale lecchese di Fratelli d’Italia.

L’appalto vinto da Atm e Itb vale nel complesso 11 milioni di euro e dura sette anni. L’affidamento per un periodo di tempo così lungo apre le porte allo sviluppo di una strategia di valorizzazione della località di Erna a medio termine. In un’intervista rilasciata a queste colonne alcune settimane fa, del resto, Tommaso Ferrario, referente dei residenti in Erna, aveva spiegato come il continuo rinnovare di sei mesi in sei mesi l’affidamento della gestione ad Itb aveva spinto la società nel tempo a concentrarsi solo sulla funivia abbandonando attività come la cura del sentiero natura. «La certezza di poter svolgere il servizio per più anni permette al gestore di programmare investimenti. Ci siederemo al tavolo con Itb per capire l’impegno che intendono prendersi per valorizzare Erna», osserva Giovanni Cattaneo, assessore all’attrattività territoriale del Comune di Lecco. L’interlocuzione tra palazzo Bovara e gestore porterà necessariamente ad un aggiornamento della convenzione tra i due enti, nel quale sono disciplinati gli impegni del privato rispetto a temi come: gestione del trasporto rifiuti; manutenzione aree gioco, aree eventi e sentiero natura; inserimento di nuovi spazi attrezzati di interesse turistico.

In ogni caso, la discussione sul futuro dei piani d’Erna è destinata a coinvolgere tutta la città. A inizio maggio sarà presentato pubblicamente il piano d’azione per la valorizzazione della località lecchese redatto nell’ambito del progetto Interreg “Beyond Snow – oltre la neve”. «Questo piano – spiega Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia – è frutto di un intenso percorso partecipato che ha coinvolto una ventina di soggetti, compresa Itb. Abbiamo cercato di fare sintesi. La località dei piani d’Erna è un grosso polo attrattivo ad un soffio da Milano.

Nonostante ciò, mancano strutture in grado di accogliere turisti per più giorni. Sarebbero utili sia per uniformare nel tempo il flusso dei visitatori, oggi concentrato nei weekend, sia per creare un indotto economico utile a sostenere la cura del territorio. Sarebbe auspicabile anche l’insediamento di nuove attività agricole, oggi inesistenti. Il rischio altrimenti è il rimboschimento dei pascoli e la perdita del paesaggio».

Marco Albino Ferrari NEVE DIVERSA

Marco Albino Ferrari

15 marzo 2025

Ieri, a Milano, è stato presentato il rapporto annuale “Nevediversa” di Legambiente. Più che i commenti e le indignazioni – ai quali siamo costantemente sottoposti – sono i puri numeri raccolti in questa indagine che inducono a riflettere. Numeri che mi fano sentire meno solo in questo clima generale dove ogni questione è affrontata attraverso indottrinamenti ideologici e schieramenti di parte. Eccoli, e poi ognuno si faccia la propria idea…

Nella Penisola sono 265 le strutture legate agli sci non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano state censite 132. Piemonte (76), Lombardia (33), Abruzzo (31) e Veneto (30). Le piccole stazioni chiudono per mancanza di neve e perché schiacciate dalla concorrenza dei grandi comprensori, che si prendono le fette di mercato più consistenti degli sciatori stranieri.

Chiudono, i piccoli centri, dopo anni di accanimento terapeutico attraverso forti iniezioni di denaro pubblico. Ma se aumentano gli adii, aumentano anche i bacini per la neve programmata a servizio di chi tenta di resistere. Si scava, si impermeabilizza il terreno, perché per fare la neve serve sempre più acqua: 165 sono i bacini mappati ad oggi in Italia tramite le immagini satellitari, per una superficie totale pari a 1.896.317 mq circa. Il Trentino-Alto Adige è la regione con più bacini censiti (60), seguita da Lombardia (23), e Piemonte (23), la Valle d’Aosta (14).

Sono poi 112 le strutture temporaneamente chiuse, mentre 128 quelle un “po’ aperte, un po’ chiuse”. Tutto questo mentre i dati della Fondazione CIMA certifica che negli ultimi anni sulle Alpi, tra i 1000 e i 2000 metri, la riduzione dell’innevamento naturale è del 71% e addirittura del 94% sugli Appennini.

Eppure, il Ministero del Turismo eroga contributi pari a 430 milioni di euro, destinati a compensare le perdite subite dai comprensori sciistici. E continuerà a finanziare a fondo perduto le imprese che gestiscono impianti di risalita a fune con fondi speciali. Si chiama pura ideologia, puro schieramento di parte, sul quale i numeri, i dati, i riscontri passano come acqua sulle pietre.

Foto: all’Alpe di Siusi

TESI VALSASSINA

VALSASSINA NEWS 27 febbraio 2025

VALSASSINA NEWS 27 febbraio 2025

LETTERA. SCI E RICETTIVITÀ PAGLIO/BETULLE: “POCHI POSTI LETTO, SCARSE APERTURE MA SI INVESTONO MILIONI”

Data pubblicazione 27 Febbraio 2025

Buongiorno,
solo un breve commento (fatto principalmente di numeri) all’intervento di Luca Rota.

Al Pian delle Betulle nella scorsa stagione 2023/24 gli impianti sciistici (seggiovia) sono stati aperti per un totale di 7 (sette) giorni.

In questa stagione (ad oggi) per un totale di 4 (quattro) giorni.

Ricettività nel comprensorio Alpe Paglio-Pian delle Betulle: nel 2015 erano disponibili ben 24 posti letto (dati ufficiali Regione Lombardia – vedi allegato) e a distanza di 10 anni non mi sembra che la situazione sia migliorata.

Lo stesso dicasi per la situazione dei bar e ristoranti. Il bilancio tra aperture e chiusure non mi risulta sia stato particolarmente favorevole.

Eppure si decide di investire oltre 4 milioni di euro…

Cordiali saluti.

Lettera firmata

VALSASSINA NEWS luca rota 25 febbraio 25

VALSASSINA NEWS

25 febbraio 25

WINTER & SUMMER ALTA VALSASSINA”, LUCA ROTA: “RISPOSTA TROPPO FACILE”

Data pubblicazione 26 Febbraio 2025

Risposte (troppo) facili a problemi complessi.

È di questo che la montagna soffre da molto tempo, cioè fin da quando la si è marginalizzata, ritenendola poco importante per la politica, a vantaggio delle più ricche (e elettoralmente appetibili) aree urbanizzate e industriali del paese. Alle comunità di montagna si è tolto peso politico, diritto di interlocuzione, cultura e identità così da fare spazio ai modelli economici, culturali e imprenditoriali funzionali soprattutto a soggetti esterni alla realtà montana. Ai montanari, trattati alla stregua di bambini ingenui e un po’ tonti a cui si sono promessi giocattoli bellissimi in cambio dell’ubbidienza pressoché assoluta, non è rimasto che accettare quei modelli nella speranza di ricavarci qualcosa di buono – e non ci voleva tanto per ottenerla quell’ubbidienza, vista la situazione di povertà nella quale versava la gran parte della montagna italiana fino al dopoguerra. Così il turismo di massa si è facilmente imposto come modello economico imperante per i territori montani, in origine agevolato da condizioni climatiche favorevoli e dal boom economico che dagli anni Sessanta in poi ha concesso a molti italiani la possibilità di fare vacanze prima impossibili.

Ma stiamo parlando di un mondo che non esiste più, purtroppo. Nel pieno di una crisi climatica in costante peggioramento, che sta rendendo la neve al di sotto dei 2000 metri di quota sempre più aleatoria, di una situazione economica generale complicata, a sua volta legata a molte variabili geopolitiche un tempo assenti, e di un’evoluzione dei costumi che ha reso da anni il turismo sciistico un “mercato maturo” non più in grado di crescere se non nei più grandi e attrezzati comprensori a quote elevate, continuare a proporre in molte località il modello turistico dello sci su pista, promuovendo la realizzazione di nuovi impianti, piste e opere annesse – innanzi tutto gli impianti di innevamento artificiale – non vuol dire altro che reiterare quella pessima pratica del fornire risposte facili a problematiche complesse come quelle che la realtà montana contemporanea presenta. Una pratica di nuovo funzionale a fini e interessi che poco hanno a che fare con tale realtà, biecamente alimentata da meccanismi politici fatti apposta per trasformarla in propaganda e consenso elettorale con lo sguardo fisso alle prossime votazioni, mai al di là.

Meccanismi che ormai tutti conosciamo (a parte chi fa finta di no): a livello regionale si mettono a disposizione dei soldi pubblici per scopi di “rilancio economico, sociale e territoriale” delle zone montane; lo stanziamento di questi soldi abbisogna di proposte e progetti rapidi, altrimenti c’è il rischio di perderli; le zone montane avrebbero la necessità di vedere elaborati piani strategici territoriali generali e integrati, sviluppati sul medio-lungo termine, che tengano conto di tutte le specificità presenti nei territori e delle loro necessità concrete, così da predisporne uno sviluppo organico e equilibrato a favore dell’intera comunità residente nonché di qualsiasi altro soggetto interagente nel territorio (inclusi i turisti), ma per elaborare piani del genere ci vuole tempo, volontà, impegno, visione, responsabilità… No, troppo difficile, troppo lungo! Dunque? Risposta molto più facile e immediata: spendiamo quei soldi in impianti sciistici e/o turistici! Basta sostenere che così si “sviluppa” l’economia locale, si “rilancia” il territorio, si sostiene la comunità locale, ovviamente si aggiunge che il tutto è “sostenibile” e il gioco è fatto. Un bel copia-incolla di un modello obsoleto, già da tempo fallito in molti luoghi, appiccicato alla zona in questione come se ogni territorio montano fosse uguale agli altri e ugualmente sviluppabile, col “vantaggio” che tutto questo è facile e semplice da proporre nonché funzionale a spendere i soldi disponibili così far credere che si stia veramente operando a favore del territorio.

Un “buon” esempio al riguardo? Il progetto “Winter & Summer Alta Valsassina”, nel comune di Casargo (Lecco) per il quale si vorrebbero spendere (in base a un accordo di programma recentemente definito in ambito regionale) più di 4.220.000 Euro, la gran parte pubblici, per realizzare delle infrastrutture sciistiche a quote inferiori ai 1800 metri, dove ormai la neve appare sporadicamente e il clima non ne consente la permanenza a lungo al suolo (e dove da più di vent’anni i vecchi impianti sono stati chiusi, chissà come mai!), invece di impiegarli nell’elaborazione di un progetto territoriale organico e integrato, come prima accennato, che possa realmente sviluppare il territorio in questione sul lungo periodo e con vantaggi diffusi a tutta la comunità, nel quale certamente ci può essere il turismo ma non in forme scriteriate come quelle proposte, semmai studiato per sfruttare al meglio le peculiarità, le reali potenzialità e le unicità della zona e organicamente correlato alle altre economie presenti così da creare un volano forte che sostenga il territorio e la comunità residente nella loro interezza, a tutto vantaggio pure della qualità della frequentazione turistica.

Invece no. Troppo difficile una cosa del genere, troppo elaborata. Purtroppo la politica oggi “ragiona” per slogan, per cose semplici e immediate, ha lo sguardo che non va oltre la prossima tornata elettorale, evita di affrontare i problemi reali (non a caso si dice spesso che sia lontana dalla realtà) e fornisce risposte facili a domande prive di senso che in fondo si pone da sola, anche per evitare quelle più sensate e complesse. Il buon senso viene del tutto ignorato (quello che ad esempio sconsiglierebbe chiunque dal realizzare impianti sciistici dove sciare è già ora e sarà sempre più improbabile, per di più spendendo soldi pubblici); alla comunità locale non resta altro che fare su e giù con la testa e dire di sì, senza alcuna forma reale di interlocuzione, di dialogo e confronto, di partecipazione democratica ai processi decisionali politici. Come bambini sprovveduti che non saprebbero dire cose intelligenti o decidere da soli cosa fare, appunto.

Ma, a proposito di buon senso e di risposte altrettanto buone e valide da dare a domande importanti: gli abitanti dell’alta Valsassina sono veramente sicuri che spendere più di 4 milioni di Euro per un progetto come quello presentato sia veramente il modo migliore per il territorio di impiegare tutti quei soldi? Sono sicuri che così si valorizzerà veramente il loro territorio? Che si rilancerà la sua economia e la vitalità sociale? Che le specificità e le unicità delle loro montagne verranno valorizzate come meritano? Secondo loro, è di seggiovie, impianti di innevamento artificiale e altre attrazioni turistiche ciò di cui il territorio locale ha innanzi tutto bisogno? O ci sarebbero altre priorità, altri bisogni, altre necessità da soddisfare perché più correlate alla quotidianità della comunità residente per le quali spendere al meglio quella grossa cifra di denaro in gran parte pubblico?

Inoltre: se i report climatici che prevedono nevicate in diminuzione e temperature in aumento nei prossimi anni dovessero aver ragione come finora l’hanno avuta e gli investimenti di “Winter & Summer Alta Valsassina” dovessero risultare insostenibili non solo ambientalmente ma soprattutto economicamente, oppure perché i prezzi di mercato imporranno spese di gestione più alte di quanto prevedibile, chi ripagherà i debiti conseguenti? Ancora il pubblico, dunque comunque i residenti della zona insieme a tutti gli altri contribuenti? Perché, come vengono presentati progetti dettagliati (apparentemente) su tali opere turistiche, non vengono mai presentati piani di gestione economica altrettanto dettagliati sul medio-lungo termine per le stesse?

Infine: veramente gli abitanti dell’alta Valsassina pensano e credono che le loro montagne diventeranno più belle, attrattive e vitali grazie alle opere previste e ai soldi spesi per esse? E che saranno un buon posto da vivere per i loro figli e i loro nipoti, che ci saranno buone prospettive per essi nel futuro prossimo?

Ovviamente, ognuno è libero di rispondere come meglio crede ma a una condizione ineludibile: che qualsiasi risposta sia responsabile, assennata, basata su motivazioni valide e sul buon senso. Al diritto di pensare liberamente e formulare un proprio giudizio – su questa e su ogni altra questione – deve corrispondere il dovere civico e di responsabilità verso il proprio territorio e la comunità della quale si è parte. Anche per questo vivere in montagna rappresenta un privilegio del quale gli abitanti delle città non possono godere. Un privilegio che bisogna manifestare e preservare, non sprecare e gettare al vento troppo facilmente, troppo superficialmente.

 Luca Rota

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LA PROVINCIA 15 MARZO 2025

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